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Caffè Pedrocchi

Il Caffè Pedrocchi e, più nello specifico, la sala egizia che qui si trova, esemplifica magistralmente il fenomeno dell'Egittomania in chiave patavina.

 

Padova, Caffè Pedrocchi, lato Nord

Padova, Caffè Pedrocchi, lato Nord
(Foto Musei Civici agli Eremitani di Padova)

La sala egizia, nata dalla felice collaborazione tra l'imprenditore Antonio Pedrocchi (1776-1852) e l'architetto Giuseppe Jappelli (1783-1852), spicca per linearità, ma anche per ricchezza iconografica.

La stanza, a forma rettangolare, ha due ingressi principali sui lati corti, incorniciati, sulla facciata interna, dalla rappresentazione di un verosimile portale egizio: i montanti presentano una decorazione a rilievo con scene di offerta e gli architravi sono sormontati da una decorazione a 'gola egizia' su cui svetta un sole alato.

Queste riproduzioni sono repliche quasi fedeli di una ricostruzione della porta nord a Dendera, fornita nella Description de l'Égypte napoleonica.

 

Padova, Caffè Pedrocchi. Sala egizia, portale d'ingresso.

Padova, Caffè Pedrocchi. sala Egizia, portale d'ingresso.
(Foto Musei Civici agli Eremitani di Padova)

Sui lati lunghi, al centro, sono presenti delle nicchie imitanti il porfido, decorate ciascuna da due sfingi sdraiate, rivolte verso l'esterno, e da un Osiride Canopo posto al centro. Per questi elementi non sono identificabili modelli specifici.

In ciascuna nicchia è situata una statua femminile che tiene un naos - un tempietto - all'interno del quale è collocato un Osiride mummiforme. Poiché prendono spunto da varie fonti iconografiche, per lo più di epoca moderna, queste decorazioni sono meno aderenti a canoni egizi o egittizzanti.

L'apparato decorativo plastico termina con quattro riproduzioni della dea Sekhmet seduta in trono, collocate agli angoli dell'ambiente. Fonte di ispirazione sono le due statue donate dall'esploratore padovano G.B. Belzoni (1773-1823), che, a partire dal 1819, erano visibili all'interno di Palazzo della Ragione e che oggi sono conservate al Museo Archeologico di Padova.

Sui lati lunghi, in alto, sono quattro finestre sui cui vetri sono raffigurati due figure che intrecciano due piante; secondo l'iconografia tradizionale identificherebbero il Basso e l'Alto Egitto. Il modello che ha ispirato Jappelli è sicuramente tratto dalla Description de l'Égypte napoleonica, che, a sua volta, fornisce una riproduzione non perfettamente fedele di un motivo decorativo-allegorico molto presente sulla statuaria regale egizia.

Tutta la sala è, infine, immersa in un cielo stellato che, di primo acchito, sembra di ispirazione egizia, se non fosse che le stelle raffigurate hanno sei punte e non cinque come nella cultura egizia. Che sia ispirato ai racconti belzoniani o alle opere di architetti contemporanei o, ancora, alle idee massoniche che uniscono Jappelli e Pedrocchi, lo stupendo soffitto fa risaltare al meglio le decorazioni plastiche inserite nell'ambiente e arricchisce ulteriormente uno dei più mirabili esempi di Egittomania d'Italia.

Caffè Pedrocchi - Piano superiore

Padova. Caffè Pedrocchi, piano superiore
(Foto Musei Civici agli Eremitani di Padova)